dal mattino 15/11/2018
Fulcro del «sistema» Carlo Savoia fratello dell’ex sindaco di Sant’Arpino
Appalti condizionati con tangenti e pressioni del crimine organizzato
IL BUSINESS
Leandro Del Gaudio
Mary Liguori
Ci sono due livelli di corruzione nell’impianto investigativo disegnato a
carico di oltre trenta persone indagate nell’ambito della nuova inchiesta su
traffico di rifiuti e turbativa d’asta. Per alcune imprese gli appalti
sarebbero arrivati con il metodo della tangente «pura» al funzionario pubblico,
dall’altro c’è un blocco di società che invece avrebbe goduto delle ingerenze
della criminalità organizzata sui manager. È lo scheletro dell’inchiesta che
travolge la Campania e ruota intorno alla Xeco di Carlo Savoia, fratello
dell’ex sindaco di Sant’Arpino, Giuseppe, ritenuto legato a Nicola Cosentino e
Nicola Ferraro, rispettivamente ex viceministro Forza Italia ed ex consigliere
regionale Udeur, entrambi condannati per rapporti con il clan dei Casalesi.
TRAFFICO VERSO IL NORD
I rifiuti viaggiavano dalla Campania al Veneto grazie all’accordo tra Carlo
Savoia e Denis Baldan. Quest’ultimo è un manager vicentino che gestisce due
siti di trattamento rifiuti in Veneto ed è sotto processo dal 2017 per una
storia di appalti e mazzette. Eccola, dunque, una delle rotte del traffico di
rifiuti, che s’accompagna a uno scenario che invece è tutto campano e che
s’impernia sulla Sapna, partecipata della Città Metropolitana di Napoli, e
sulla società in house della Regione, la Campania Ambiente e Servizi spa. Ci
sono poi 9 gare pubbliche sulle quali la Procura diretta da Giovanni Melillo ha
alzato il velo. Sono state affidate, o sono in corso di affidamento, a Caserta,
Aversa, Casandrino, Casalnuovo e Sant’Arpino. Milioni di euro che sarebbero
stati movimentati sulla scorta di un accordo tra il presunto dominus dei
rifiuti, Carlo Savoia, e gli amministratori di alcuni comuni, come il sindaco
di Caserta, Carlo Marino e come l’ex assessore di Aversa, Paolo Galluccio
IL SISTEMA SAVOIA
Il teorema accusatorio può essere riassunto in due parole: «sistema Savoia». Lì
dove per Savoia s’intende il socio del Cite di Salerno, consorzio dei rifiuti
cui il Noe ha fatto visita due giorni fa, e fratello dell’ex sindaco e
ingegnere Giuseppe Savoia che ha tentato, in tempi recenti di farsi nominare
direttore dell’Ato rifiuti di Caserta. Carica per la quale è scoppiata una
bufera tale da spaccare l’Ato stessa visto che, proprio per divergenti vedute
sui criteri di scelta della direzione e di gestione del ciclo dei rifiuti, il
sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, si è dimesso e al suo posto è stato
eletto - due settimane fa - il primo cittadino di Caserta Carlo Marino, ora
coinvolto nell’inchiesta per turbativa d’asta. Scrivono i pm Fabrizio Vanorio,
Maurizio Giordano e Gianfranco Scarfò nel decreto notificato a Carlo Savoia che
«Carlo Marino e Marcello Iovino, dipendente comunale e responsabile delle gare,
attraverso un accordo illecito avrebbero favorito le ditte di Savoia». Sul
banco d’accusa il progetto del biodigestore, costato 40mila euro, e le casette
dell’acqua, ma anche la gara da 14 milioni per l’affidamento del servizio
raccolta rifiuti da febbraio in proroga alla Ecocar. Nella lista nera dei
sostituti procuratori antimafia di bandi confezionati «ad hoc» ce ne sono però
molti altri. E al centro c’è sempre la Xeco di Savoia, che ha sede al Centro
direzionale di Napoli e si occupa sia di rifiuti che di campagne informative
nelle scuole sul tema ecologia. Ma ci sono, nella black list oggetto degli
accertamenti, anche le ditte che risultano riconducibili a Savoia e ad alcuni
suoi collaboratori. Si tratta della Ecologia e Servizi Italia, in capo a
Gennaro Cardone, la Energetikaambiente, riferibile a Savoia e a Pasquale
Vitale, la Lab Green di Savoia e Cardone. Coinvolta anche Anna Scognamiglio,altra dipendente di Savoia.
«SCELTO DA COSENTINO»
Nell’ordinanza alla base dello scandalo Eco4 che travolse Cosentino c’è una
dichiarazione di Giuseppe Valente, ex direttore del Consorzio, sulla figura di
Carlo Savoia. «Una mangiatoia bassa è buona per tutti» diceva Valente nel
ricostruire l’accordo tra le imprese di cartello che si spartivano la ghiotta
torta degli appalti rifiuti. «Il presidente dell’Eco4, Carlo Savoia, fu scelto
da Nicola Cosentino», ancora, Valente. Se le ipotesi accusatorie troveranno
riscontro nello studio delle centinaia di fascicoli acquisiti sia negli enti
locali che nelle ditte, nonché nella sede della Città Metropolitana di Napoli e
in Regione, significherebbe che sulle gambe di nuove società ha continuato a
camminare il vecchio sistema che verteva sul patto camorra-imprenditoriapolitica. E che certe condotte si infiltrano anche in entità che dovrebbero
essere garanzia di trasparenza come la Sapna e la Servizi, società che
gestiscono a livello provinciale e regionale il ciclo rifiuti.
IL BATTESIMO DI CESARO
Dopo l’eclissi di Cosentino, i Savoia si sono legati a Luigi Cesaro tanto che
il figlio di Giuseppe Savoia, nato di recente, è stato battezzato proprio dal
parlamentare azzurro
La battaglia per i vertici dell’Ato decisiva per controllare il sistema
LE DIMISSIONI DI VELARDI CHE SI ERA OPPOSTO ALLA SCELTA DEL NUOVO
DIRETTORE DELL’ENTE DI AMBITO
LO SCENARIO
Lia Peluso
L’Ato è la dimensione territoriale per lo svolgimento da parte dei Comuni, in
forma obbligatoriamente associata, delle funzioni relative alla gestione dei
rifiuti urbani. Uno dei 7 Ambiti coincide con l’intero territorio della
provincia di Caserta. A presiedere tale Ato, in provincia di Caserta, è il
sindaco della città capoluogo, Carlo Marino oggi travolto dall’inchiesta della
Dda. Marino ha preso il posto del sindaco di Marcianise, Antonello Velardi, ed
è arrivato alla guida dell’Ato dopo che Velardi si è dimesso a seguito della
nomina del direttore generale. Carlo Marino è stato eletto presidente dell’Ato
meno di un mese fa ed ha completato l’iter di costituzione degli organi con la
nomina dei revisori dei conti. Allo stesso tempo Marino ha inviato una nota ai
sindaci per la predisposizione del piano d’ambito, perché tra le competenze
dell’Ato ci sono quelle relative alla predisposizione, adozione, approvazione
ed aggiornamento del piano d’Ambito; la ripartizione, se necessario al
perseguimento di economie di scala e di efficienza del servizio, del territorio
dell’Ato in sub ambiti distrettuali; individuazione del soggetto gestore del
servizio di gestione integrata dei rifiuti all’interno dell’Ato e affidamento
del servizio; determinazione della tariffa d’ambito o di ciascun sub ambito
distrettuale, individuando per ogni comune la misura della tariffa dovuta,
tenuto conto dei servizi d’ambito resi, della specifica organizzazione del
servizio, delle azioni virtuose, delle politiche di prevenzione, riutilizzo,
delle percentuali di raccolta differenziata nonché della qualità della
raccolta. Così il piano d’ambito territoriale, costituisce lo strumento per il
governo delle attività di gestione necessarie per lo svolgimento del servizio
di gestione integrata dei rifiuti, determinando le modalità organizzative e
gestionali del servizio integrato; i programmi d’investimento per gli
adeguamenti ed ammodernamenti tecnologici dell’impiantistica esistente o di
nuova realizzazione. Una fase di accelerazione per il funzionamento dell’Ato
che dovrà gestire anche l’impiantistica e quindi anche il nuovo biodigestore
che sarà realizzato in viale Mattei, nella zona Asi denominata Ponteselice. Tra
i documenti portati via dai carabinieri del Noe che l’altra mattina per ore
hanno sottoposto a perquisizione anche la stanza del sindaco Carlo Marino
c’erano tutti gli atti e la documentazione relativa all’appalto di
progettazione del biodigestore. Una poltrona, quella di presidente dell’Ato
rifiuti che potrebbe diventare incandescente se si pensa che all’Ato spetta
organizzare i singoli segmenti funzionali del ciclo, le modalità organizzative
per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione dei rifiuti, di preparazione
per il riutilizzo e di raccolta differenziata e di effettivo riciclo in ogni
singolo comune ma anche i corrispettivi dei servizi riferiti ai diversi
segmenti della gestione integrata dei rifiuti, gli studi di fattibilità degli
impianti previsti per soddisfare i fabbisogni di trattamento e smaltimento fino
all’individuazione delle aree dove localizzare gli impianti di recupero e
smaltimento dei rifiuti urbani.